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Quando l’immagine inizia a pensare

Terry Atkinson, Pink Enola Gay Axe-Head Mute with two Enola Gay, 1991, 89.5 × 122 cm, Acrilico su tavola, Collezione privata


A Venezia una mostra su Terry Atkinson rimette al centro una questione che attraversa tutta la sua opera: l’arte come campo di produzione di senso, non come semplice oggetto visivo. Figura chiave del concettualismo britannico, Atkinson è stato tra i fondatori di Art & Language alla fine degli anni Sessanta, contribuendo a ridefinire il rapporto tra opera, linguaggio e teoria. La mostra restituisce questo percorso lasciando emergere le linee di forza che attraversano decenni di lavoro, più che seguire una cronologia rigida. Dopo l’esperienza collettiva, Atkinson sceglie di proseguire da solo, mantenendo intatta la tensione critica che aveva animato il gruppo. Nei suoi lavori l’immagine non rinuncia alla propria forza visiva, ma si carica di una densità concettuale che mette in crisi l’idea di neutralità dello sguardo. Pittura, disegno e parola convivono in un equilibrio instabile, dove il riferimento alla storia, alla politica e ai conflitti del Novecento diventa una lente attraverso cui interrogare il presente. Ne emerge un’idea di arte come processo critico continuo, capace di generare senso senza mai fissarlo definitivamente. Atkinson non propone risposte, ma costruisce dispositivi che obbligano a pensare, a rallentare lo sguardo, a riconoscere le fratture che attraversano il linguaggio visivo contemporaneo. In questo spazio di attrito tra immagine e pensiero, il suo lavoro continua ad interrogare il ruolo stesso dell’artista come motore di significati, non come produttore di forme autosufficienti.



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